di Geremia Mancini – Presidente “Ambasciatori della Fame”
di Geremia Mancini – Presidente “Ambasciatori della Fame”
Il “Rifugio Manzini” prende il nome dal quel Ciro Manzini che per primo, nel 1937, scalò la “Cima delle Murelle”. Va però ricordato che Ciro Manzini oltre ad essere un grande alpinista fu anche un “eroico” combattente. Ciro (gli furono dati anche i nomi di Domenico, Danilo ed Eduardo) Manzini nacque a Fara San Martino (CH) in Largo Piano dei Santi, il 22 novembre del 1912, da Angelo (ventiseienne “guardia forestale”) e Lucia Tinaro (diciottenne “casalinga” nata ad Atessa da Ireneo il “maniscalco” e Maria Concetta Carunchio). Il piccolo Ciro rimase orfano della madre, aveva quattordici anni, nel marzo del 1926. Studiò presso la Scuola Magistrale di Chieti dove lo apprezzarono come alunno “diligente e volenteroso”. Divenne poi apprezzato Maestro elementare e i colleghi lo ricordavano così: “La scuola elementare lo annoverò fra i maestri più degni: fra quelli che sanno intendere appieno il significato alto e nobile della parola dovere”. Era iscritto al secondo corso della Facoltà di Magistero quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale. Sottotenente degli Alpini della divisione “Julia”, partì, il 20 aprile 1939, come volontario per l’Albania. Altre tre fratelli, tutti più piccoli di lui, combatterono in quella guerra. Dopo la dichiarazione di ostilità verso la Grecia, insistentemente chiese d’essere inviato in prima linea, e quando questo suo “ardente desiderio” fu esaudito così espresse la sua gioia: “Finalmente posso offrire la vita alla Patria mia! Vorrei miracolosamente rivivere per poter di nuovo, per la mia Italia, morire!”. Un suo comandante ricordò quel momento: “Così sentiva questo giovane, esemplare maestro di Chieti, vero abruzzese forte e gentile, amato dagli amici e dai colleghi, adorato e rispettato dagli alunni”. Ciro Manzini cadde da eroe, sul fronte greco-albanese, il 23 dicembre 1940. La Medaglia d’argento e l’Encomio furono così motivati: “Comandante di plotone, durante un aspro combattimento, sostituiva il comandante di compagnia ferito e, sprezzante del pericolo, si portava sulla posizione più battuta per dare l’esempio ai dipendenti. Mortalmente colpito trovava ancora la forza per incitare i suoi alpini alla lotta e per inneggiare alla Patria. – Chiarista e Frattarit (fronte greco), 23 dicembre 1940-XIX”. Nel 1941 lo storico mensile, “Le Alpi”, rivista del Centro Alpinistico Italiano gli dedicò un articolo con il titolo: “ il 23 dicembre 1940 cadeva eroicamente sul fronte greco Ciro Manzini della Sez. di Chieti”.